Goffredo Parise, Cara Cina, Milano, Longanesi, 1966
La Cina che Parise visita è quella della rivoluzione culturale degli anni Sessanta. Una Cina poverissima, ma mai misera o miserevole, il cui popolo è votato, in maniera ridondante e quasi psicotica (per via di quella sottile operazione psicologica di persuasione e convinzione che Parise definisce “lavaggio del cervello”) alla ricostruzione socialista del paese, attraverso la lettura e l’applicazione della precettistica di Marx e Mao; un popolo e un paese impregnati di un’ideologia profondamente radicata nel loro essere, che avvolge la cultura, la scuola, l’università, lo spazio dopolavoristico, il quotidiano, l’intera vita. Un popolo chiuso in se stesso, che ha sempre sacrificato la libertà individuale per il bene collettivo, fin dai tempi della dominazione imperiale, e che ha fatto della famiglia il perno della società.
Difficile comprendere la realtà orientale, tanto dissimile da quella occidentale, senza preconcetti alcuni. Eppure Parise riesce a rendere semplice anche questo processo di immedesimazione portando in superficie la natura intima del popolo cinese, cioè il li, lo stile.
Lo stile è la peculiarità dei cinesi, soprattutto delle donne cinesi, ed è una caratteristica che non si può misurare con la valutazione estetica, bensì con l’intuito.
Nella bellissima conclusione di questo reportage, Parise invita l’osservatore ad accettare e superare il fanatismo ideologico cinese, nient’altro che una sovrastruttura, per poter realmente cogliere l’essenza di questo popolo. (Fonte: SoloLibri.net, recensione di Martina Vecchi)
Alberto Moravia, La rivoluzione culturale in Cina, ovvero II convitato di pietra, Milano, Bompiani, 1967
Nel 1967 Alberto Moravia parte per l'Estremo Oriente con Dacia Maraini: Cina, Giappone e Corea le mete. Le corrispondenze dalla Cina, pubblicate sul "Corriere della Sera", vengono raccolte in volume l'anno successivo, il 1968 della contestazione e del movimento studentesco.
Moravia è già stato in Cina nel 1937, ma il gigante asiatico è molto cambiato: il paese bloccato dei primi decenni del secolo è ora un laboratorio sociale in pieno fermento. Moravia rimane colpito dalla società cinese, dalla ricerca ossessiva dell'uniformità in tutti gli aspetti della vita, dall'abbigliamento alla religione, nel culto appassionato per il grande Timoniere.
Uno scenario che stride con la società occidentale del benessere, sulla quale Moravia concentra non poche critiche, mentre a oriente si pongono le basi per l'eccezionale sviluppo della seconda metà del secolo.
Un reportage il cui interesse è ancora attuale, che unisce l'analisi del giornalista alla scrittura affascinante del narratore. Fotografie di Dacia Maraini. (Fonte: Giunti Editore)