Abbiamo visitato la seconda fabbrica tessile di Pechino. Di questo ora voglio un po’ parlarti. È la fabbrica che fanno vedere a tutti i turisti, quindi non ci si può aspettare molto. È proprio una fabbrica modello. Siamo stati ricevuti io ed Anna Maria insieme a una cinquantina di neri in un elegante salotto dove, mentre sorbivamo tè al gelsomino, l’ingegnere capo ci spiegava la storia della fabbrica (tale e quale alla storiella che nel mio libro di cinese costituisce la lezione numero 19) che, come al solito, cioè “contando sulle proprie forze”, fu costruita dagli operai. Ha quasi 9000 operai e produce 100 milioni di metri di tessuto di cotone, da cui puoi capire quanto è grande.
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Era molto pulita, anche se il rumore delle macchine (di costruzione cinese) era veramente infernale. Per il resto i posti di lavoro erano veramente molto belli, ma il rumore ti dico era veramente incredibile, non si sentiva niente a gridarsi nelle orecchie. C’erano molte operaie, la maggioranza. Ho fatto un sacco di fotografie. Avevamo fatto delle domande su come funzionava, in particolare sulla partecipazione degli operai nella produzione, ma le risposte sono state evasive.
Da questo punto di vista questa visita non è servita a niente, ma è stata utile per capire i passi da gigante che ha fatto la Cina. Per un paese che si considera del Terzo mondo, avere una fabbrica del genere è un vero traguardo. La fabbrica poi ha tutto intorno un apposito tessuto sociale, fatto per gli operai e le loro famiglie che hanno, a 100 metri di distanza, case, scuole (fino alle superiori), mense e negozi. Siamo stati a vedere anche questi. È stata bellissima la visita alla scuola elementare dove siamo stati accolti dai soliti “piccoli amici”, cioè bambini così carini da ‘prendere a morsi’ che ci hanno fatto assistere ad una piccola rappresentazione dove delle bimbe stupende hanno cantato e danzato. Spero che siano venute bene le foto perché queste bimbe erano fenomenali con le loro treccine e codini. (Pechino, 15 novembre 1975)