All’indomani dell'Unità d'Italia si avvertì il bisogno di provvedere all’unificazione legislativa anche in tema di duello. Ognuno dei vecchi stati, infatti, aveva osservato e sviluppato regole diverse. Da questa situazione potevano sorgere dubbi e incomprensioni che, su un tema delicato come quello dell’onore, non potevano esistere.
Occorreva, insomma, una normativa cavalleresca nazionale.
A quest’opera si dedicarono in molti: tra il 1859 e il 1914 uscirono ben 26 codici, tutti miranti ad uniformare le tradizioni precedenti e a soppiantare l’influenza francese, concretamente incarnata dal manuale di Louis Alfred Le Blanc de Chatauvillard, Essai sur le duel, pubblicato a Parigi nel 1836 e divenuto un vero e proprio classico anche fra i gentiluomini della penisola.
I codici italiani che ebbero maggior successo furono quelli redatti, rispettivamente, da Achille Angelini e da Jacopo Gelli.
Il codice di Achille Angelini
Il generale Achille Angelini (1812-1889), come spiegava egli stesso nella prefazione al suo Codice cavalleresco italiano, edito per la prima volta nel 1883, cercò proprio di rispondere alla «necessità, di avere tracciata una linea di condotta, mercè la quale le questioni di onore vengano risolte in modo uniforme, insorgano esse sulle sponde del Po, ovvero sulle rive dell’Arno, del Tevere o del Sebeto».
Essendo il duello vietato dalla legge, argomentava ancora Angelini, l’unificazione legislativa in materia di onore era preclusa al governo e spettava invece alla comunità dei gentiluomini.
Dal codice traspare il favore accordato dall’autore alla pratica duellistica che andava preservata proprio attraverso una rigida codificazione di tutti i suoi rituali.
Achille Angelini, Codice cavalleresco italiano, terza edizione con nuove aggiunte e schiarimenti, Roma, tip. eredi Vercellini, 1888 (Dai documenti originali archiviati presso le conservatorie storiche dell’Istituto Geografico Militare, autorizzazione n. 6994 del 12.09.2018 - Divieto di riproduzione).
Il codice di Jacopo Gelli
All’opera di Angelini seguì qualche anno dopo quella di Jacopo Gelli (1858-1935), che nel 1886 pubblicò a Firenze, presso Loescher & Seeber, Il Duello nella storia della giurisprudenza e nella pratica italiana, opera poi trasformatasi nel Nuovo codice cavalleresco italiano. Parte prima. La tecnica del duello, uscito ancora a Firenze, presso Stianti, nel 1888.
Nel 1892 presso Dumolard di Milano comparve il Codice cavalleresco italiano, come quinta edizione della Tecnica del duello. Dal 1896 l’opera, che non avrebbe più mutato titolo, ma sarebbe passata alla milanese Hoepli. Il Codice cavalleresco di Gelli ebbe una vicenda editoriale fortunatissima con riedizioni ed aggiornamenti continui, anche dopo la morte dell’autore.
Nel 1943, infatti, ne uscì la diciannovesima edizione a cura di Paolo Lepanto Boldrini. Rispetto ad Angelini, Gelli si schierava nettamente a favore di una severa regolamentazione che restringesse la pratica del duello ad «alcune circostanze speciali, nelle quali è impotente la legge, la giustizia inerme, inapplicabile il diritto». In generale, infatti, egli giudicava il duello «l’avanzo di un pregiudizio feroce di tempi barbarissimi».
Jacopo Gelli, Codice cavalleresco italiano e appendice sul giurì d'onore militare, 14a edizione riveduta e ampliata con il commento, Milano, Hoepli, 1923 (collezione privata).
Il manuale del duellante di Jacopo Gelli
Per raggiungere meglio il suo scopo, Gelli scrisse anche un Manuale del duellante, il cui tono divulgativo avrebbe dovuto rendere accessibile ad un pubblico più vasto il complesso universo normativo raccolto nel Codice.
Sempre nell’ottica di delimitare la pratica duellistica, Gelli patrocinò la nascita di una corte d’onore alla quale demandare le vertenze fra gentiluomini, affinché questa stabilisse se vi fossero o meno le condizioni per scendere sul terreno.
Veri punti di forza di Gelli furono l’editore Hoepli, casa con una lunga tradizione di manualistica, e la scrittura semplice e divulgativa.
Gelli, come ribadiva nella prefazione al Manuale, era favorevole alla limitazione della pratica duellistica che doveva rimanere confinata solo alle questioni definite dai codici come cavalleresche.
Jacopo Gelli, Manuale del duellante, in appendice al Codice cavalleresco italiano, 2a ed., Milano, Hoepli, 1896 (collezione privata).