Codici cavallereschi per il nuovo gentiluomo italiano

Luigi Barbasetti, Codice cavalleresco, Milano, Tip. A. Gattinoni, 1898 (Su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali. Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Divieto di riproduzione)

All’indomani dell'Unità d'Italia si avvertì il bisogno di provvedere all’unificazione legislativa anche in tema di duello. Ognuno dei vecchi stati, infatti, aveva osservato e sviluppato regole diverse. Da questa situazione potevano sorgere dubbi e incomprensioni che, su un tema delicato come quello dell’onore, non potevano esistere. 

Occorreva, insomma, una normativa cavalleresca nazionale.

A quest’opera si dedicarono in molti: tra il 1859 e il 1914 uscirono ben 26 codici, tutti miranti ad uniformare le tradizioni precedenti e a soppiantare l’influenza francese, concretamente incarnata dal manuale di Louis Alfred Le Blanc de Chatauvillard, Essai sur le duel, pubblicato a Parigi nel 1836 e divenuto un vero e proprio classico anche fra i gentiluomini della penisola. 

I codici italiani che ebbero maggior successo furono quelli redatti, rispettivamente, da Achille Angelini e da Jacopo Gelli.