Il R. Istituto per il centenario del 1865

Ezio Anichini, Divina Commedia, Purgatorio, canto XXXIIl 1865 fu l'anno del sesto centenario della nascita di Dante, celebrato con concorsi e rievocazioni storiche in tutte le principali città italiane. A Risorgimento ancora in corso, Dante veniva additato come il padre della lingua italiana e il profeta dell’unità politica della penisola. A Firenze, da poco divenuta la nuova capitale del Regno, conferenze e concorsi sul Sommo Poeta furono tenuti nell'ambito di una programmazione celebrativa che esprimeva il culto verso Dante, in più fu l'occasione per la città natale del poeta, già "madre di poco amore", di riappropriarsi dell’"onorevole e antico cittadino". 

Dopo il Comune di Firenze, il R. Istituto di Studi Superiori ebbe un ruolo cardine nel calendario degli eventi. Il Soprintendente dell'Istituto Maurizio Bufalini inviò una circolare perché le altre due Sezioni, di Medicina e di Giurisprudenza, adeguassero il manifesto degli studi a quello della Sezione di Filosofia e Filologia, con un programma  interdisciplinare tutto incentrato sulla commemorazione della nascita di Dante, che prevedeva lezioni straordinarie sul sommo poeta. 

Tra il 13 e il 17 maggio, giorni culminanti delle celebrazioni, il Soprintendente Bufalini stabilì la sospensione della normale attività accademica in segno di festa, e invitò gli accademici a presenziare ad una lezione solenne del collega Giambattista Giuliani su Dante. Le Sezioni di Giurisprudenza e di Filosofia e Filologia dovettero inoltre nominare due professori (Achille Gennarelli e Attilio Zuccagni-Orlandini) in loro rappresentanza per partecipare alla giornata inaugurale delle celebrazioni cittadine, il 14 maggio.

Le manifestazioni erano congegnate fin nei minimi dettagli prevedendo un corteo con in testa il gonfalone. Il “solenne corteggio” ebbe per tappa finale la piazza di Santa Croce, dove l’abate Giovan Battista Giuliani, per il suo ruolo di accademico, fu incaricato di pronunciare, alla presenza del re Vittorio Emanuele II, un discorso per lo scoprimento della statua di Dante. Opera dello scultore Enrico Pazzi, la statua "la cui immagine era giusto ammirare prima di accedere al tempio, scrigno prezioso delle più pure glorie italiane", fu originariamente posta al centro della piazza e in seguito spostata su un lato del sagrato.

Tutti gli aspetti, anche minimi, che potevano ricordare momenti della vita di Dante a Firenze vennero rievocati ed omaggiati. Le iniziative furono anche a carattere divulgativo, in modo da presentare il profilo di un “Dante popolare”.  Nella città natale si diede lustro al luogo dove sorgeva in antico la casa di Dante, vicino alla chiesa di Santa Margherita de' Cerchi, nella piazza di San Martino, di fronte all'antica Torre della Castagna.

Non mancarono iniziative di pubblicistica che mostravano come l'ammirazione per Dante potesse facilmente sfociare nella mitografia. Lo dimostra su un altro piano la proposta avanzata dal latinista e docente dell'Istituto Atto Vannucci di riportare a Firenze le ossa di Dante per inumarle in un luogo altamente simbolico. I resti del Poeta, a mo' di reliquia, erano contesi con Ravenna, dove il 26 giugno 1865 si organizzò una "solenne deposizione" delle ossa fortunosamente ritrovate. In quella occasione fu richiesto all’abate Giuliani di declamare una orazione.

Accanto alla statua del Poeta dal volto corrucciato, il "primo festivo centenario" dantesco della nazione lasciò a perenne ricordo di sé un vero ‘monumento’ tipografico, Dante e il suo secolo, omaggio tributato all'italica divinità da eruditi e professori, tra i quali spiccava Carducci con lo scritto Delle Rime di Dante, come si ricava dalla densa "Tavola delle materie".