Molti dei documenti esposti nella mostra, grazie ai quali è possibile ricavare informazioni sulla storia del dantismo nell’Istituto, provengono dalle donazioni e acquisizioni di importanti fondi di eruditi e professori pervenuti al Regio Istituto. Diversi di quegli studiosi e docenti vollero lasciare le loro biblioteche personali alla comunità universitaria di riferimento.
Queste collezioni formano un vero e proprio patrimonio identitario e storico dell'Istituto di Studi. Le serie di monografie, riviste ed estratti sono la concreta testimonianza bibliografica degli interessi scientifici e della trama di relazioni personali dei loro proprietari, oltre ad essere scrigno di rarità erudite. Fra i docenti dell’Istituto che decisero di destinare alla biblioteca della Sezione le loro raccolte personali spiccano i nomi di Domenico Comparetti e di Ernesto Giacomo Parodi, ma anche quelli meno noti di Fedele Romani e di Felice Tocco, tutte figure di primo piano della Scuola storica fiorentina, che dettero importanti contributi agli studi danteschi sia nel merito che nel metodo.
I documenti dell'archivio degli Affari Risoluti del R. Istituto aiutano, inoltre, a ricostruire le vicende delle acquisizioni di quei fondi librari proposti in donazione o in vendita.
Di solito, prima di essere accettate, le collezioni di libri venivano vagliate per valutarne la pertinenza al profilo bibliografico della Sezione di Filosofia e Filologia dell’Istituto. È il caso della ricca biblioteca del prof. Adolfo Bartoli, prevalentemente a carattere dantesco, da lui ceduta in vendita perché pressato da necessità economiche. Sulla raccolta, per il cui acquisto fu stanziata una somma di 600 Lire, fu espresso parere favorevole nel 1889. Successivamente il fondo subì uno smembramento dell'unità originaria per obbedire a criteri complessivi di ricollocazione secondo il contenuto dei libri.
Più tiepida accoglienza ricevette il fondo di poche migliaia di volumi che Angelo De Gubernatis, anch'egli bisognoso di liquidità, provò a vendere alla Biblioteca dell’Istituto. Infatti, come registrato nei documenti d'archivio, un'apposita commissione, formata da Achille Coen, Pio Rajna e Girolamo Vitelli (firmatari della risposta), stimò degna di interesse solo una metà della raccolta, che poi non venne acquistata.
Un caso fortunato di "biblioteca d'autore" è rappresentato dalla raccolta di Ernesto Giacomo Parodi, giunta e rimasta integra nel deposito di piazza Brunelleschi. La collezione dell'insigne studioso, scomparso prematuramente, pervenne alla Biblioteca della Sezione nel 1923, stesso anno della morte del professore. Essa è ricca di circa 4000 volumi a stampa, dal XVI al XX secolo; gli argomenti spaziano dalla dialettologia alla filologia, dalla critica letteraria ai testi di letteratura, alla storia e alla filosofia: una varietà di contenuti che rispecchia l'approccio 'totalizzante' che Parodi aveva nel concepire la filologia. Il fondo si completa di una parte archivistica di oltre 24.000 carte.
Parodi era solito postillare i propri libri, in una normale prassi di lavoro. Per preparare il testo critico dell’edizione del Fiore (1922), la corona di sonetti di dubbia attribuzione dantesca, egli lavorò sulla copia del testo a stampa contenuta nel volume III dell’Inventario dei manoscritti italiani delle biblioteche di Francia, a cura di Giuseppe Mazzatinti (Roma, presso i principali librai, 1888, pp. 611-730). Il volume, presente nella sua biblioteca personale, contiene a margine le postille e note di lavoro scritte a lapis. Il frutto di quella emendatio fu l'edizione del Fiore e il Detto d'Amore, uscita come appendice all'edizione critica in un solo volume del Dante del 1921.
Un'altra peculiarità delle raccolte ereditate dalla biblioteca della Sezione di Filosofia e Filologia dell’Istituto sono le collezioni miscellanee, costituite da una raccolta di estratti di articoli e saggi. Si ricordano in particolare le Miscellanee dantesche del fondo D’Ancona, composte da opuscoli e fascicoli, stampati di studi brevi e spesso introvabili altrove, o comunque non registrati in repertori bibliografici generali.
Alessandro D’Ancona, professore alla Normale di Pisa ed esponente del metodo storico, usava raccogliere i tanti opuscoli che allora si pubblicavano in virtù delle fitte ricerche di matrice positivista, e, quasi a lasciare una testimonianza materiale di quel metodo di alacre erudizione, li raccoglieva in contenitori appositi o li faceva cucire, in volumi rilegati. Questi ultimi ricevevano un indice manoscritto posto all’inizio del volume, con i contributi numerati nell'ordine di cucitura.
Non diversamente da oggi, all'epoca l'estratto di un articolo veniva offerto alla comunità accademica come omaggio. La presenza di tali documenti nel fondo di un professore testimonia puntualmente le relazioni che intercorrevano con i colleghi o con gli allievi. Gli estratti spesso sono personalizzati con dediche a stampa o autografe dell'autore al destinatario.
Una tipologia affine è data dal genere dei nuptialia, che sono studi e contributi eruditi, contenenti spesso la pubblicazione di qualche antico "testo di lingua" ancora inedito, firmati da professori o a loro dedicati, come omaggio per le feste di matrimonio personali o di congiunti.