Il R. Istituto tra i due centenari

Ezio Anichini, Dante e BeatriceLe iniziative dantesche organizzate a vario titolo nei decenni tra i due centenari videro un coinvolgimento assiduo dell'Istituto di Studi Superiori e dei suoi professori.

Le celebrazioni furono, com'è comprensibile, più contenute di quelle organizzate per il centenario. Spesso si tornava su aspetti già omaggiati nel 1865, come avvenne il 24 giugno 1881 per l’apertura della Casa di Dante alla pubblica ammirazione, al cospetto della giunta municipale presieduta da S. E. il principe Tommaso Corsini, sindaco di Firenze. In rappresentanza dell'Istituto intervenne il prof. Giovan Battista Giuliani con un discorso solenne. Il luogo dove sorgeva la 'vera' casa di Dante era vicino alla chiesa di Santa Margherita de' Cerchi. Nel 1911, altro anno di ricorrenza significativo per i 50 anni dell'Unità d'Italia, fu inaugurato il recupero in stile neo-gotico della attigua casa-torre medievale, dove da allora ha sede la cosiddetta "Casa di Dante" adibita a museo.

Un'altra occasione fu offerta dall'anniversario dell'ambasceria di Dante del 1300 nel Comune di San Gimignano, compiuta il 7 maggio. L'Istituto partecipò con un'importante "Rappresentanza della Facoltà delegata" ai professori Mazzoni, Rajna, Parodi.

Nelle giornate del 13 e 14 settembre 1908, ricorrendo la notte in cui avvenne la dipartita del Poeta l'Istituto fu invitato a inviare dei propri rappresentanti a Ravenna alla celebrazione delle Feste dantesche. L'evento destinato a diventare una ricorrenza annuale aveva un momento solenne nell'accensione della lampada votiva all'interno del mausoleo per Dante. Da allora la città di Firenze  fornisce per tradizione l'olio che alimenta la fiamma della lampada. Il programma di quell'iniziativa è conservato tra le carte dell'archivio degli Affari Risoluti, con tanto di menu per il banchetto.

A Ravenna il culto di Dante fu rinvigorito dal ritrovamento delle sue "ossa", dapprima rinvenute per caso durante dei lavori di manutenzione nel complesso della chiesa e del convento di San Francesco, e poi nuovamente tumulate nel mausoleo di stile neoclassico che oggi è noto come la "tomba di Dante". Il rinvenimento offrì il destro per una "Relazione anatomico-fisiologica sulle ossa", forse per dedurne le caratteristiche del genio, secondo un procedimento di fisiognomica in linea, del resto, con il clima ancora imperante di Positivismo medico-scientifico. 

Dall'archivio degli Affari Risoluti è emersa la documentazione relativa a un plastico dell'Inferno di Dante "in rilievo", che ne riproduceva la struttura, realizzato dal professore di Perugia Matteo Cecchini, il quale volle donare il suo manufatto all'Istituto nella persona del prof. Villari. L'oggetto è purtroppo andato perduto; dalle carte sappiamo che fu realizzato seguendo la descrizione dell'Inferno recepita nel commento di Alessandro Vellutello (Venezia, Francesco Marcolini, 1544). La finalità didattica era chiara, anche a fini interpretativi: per mostrare di quel luogo, immaginario ma insieme fortemente realistico, gli "aspetti spaziali [...] temporali, le misure [...] le direzioni, le ampiezze e le profondità [...] così le ripe sono un po’ più a picco per lasciar maggior diametro agli altri cerchi e l’altezza del primo burrato è la metà, e quella del secondo un terzo della stabilita dal Vellutello; ciò è stato fatto perché gli studiosi possano osservare meglio i dettagli". 

Il cimelio, purtroppo andato perduto, rivela l'importanza della topografia e iconografia dell'Inferno, e delle altre due cantiche, in termini di interpretazione della Commedia di Dante, ai fini di una corretta ed efficace spiegazione del poema ai discenti. La natura e conformazione dei luoghi del viaggio oltremondano infatti furono da subito, appena licenziata l'opera completa del poema, oggetto di supposizioni di esegeti e di riproduzioni da parte di illustratori; attività che ha coinvolto anche artisti di fama come Sandro Botticelli. Tale ricetta del resto risale agli antichi commentatori. Il professore Adolfo Bartoli in modo coerente a questa buona prassi fece inserire un apparato illustrativo, costituito da tavole ripiegate, a corredo della sua edizione della Commedia per le scuole secondarie, così da offrire un quadro d'insieme sinottico, con l'indicazione di episodi e personaggi, in ausilio degli scolari.