Dantisti "di complemento"

Si presentano qui, secondo l'efficace etichetta di Lanfranco Caretti, gli studiosi di Dante legati all'Istituto di Studi, non così noti come i colleghi maggiori, ma che pure si dedicarono al vasto campo degli studi danteschi.

Fedele Romani (Colledara [Teramo] 1855 - Firenze 1910), fu in servizio presso l'Istituto di Studi come libero docente, provenendo dall'insegnamento al R. Liceo Dante di Firenze. Per gli anni accademici che vanno dal 1902-1903 fino alla scomparsa prematura fu incaricato di Letteratura italiana. I suoi contributi di dantista furono sempre "studi finissimi" (come ricordò il collega Vittorio Rossi) su questioni circoscritte e secondarie, ma utili al quadro d'insieme; si veda il titolo Ombre e corpi riferito alla condizione delle anime dell'oltremondo dantesco con importanti risvolti teologici. La sua biblioteca di studioso, ricca di oltre 1.600 titoli tra libri e opuscoli, assieme alle sue carte accuratamente selezionate dall'amico e collega Ernesto Giacomo Parodi, pervennero tra le raccolte della Biblioteca Umanistica dopo la sua morte.

Ermenegildo Pistelli (Camaiore, Lucca 1862 - Firenze 1927) conseguì la laurea in filologia classica nel 1884 presso l'Istituto di studi superiori, sotto la guida di Girolamo Vitelli. Poco dopo fu ordinato sacerdote e andò a insegnare Lettere nel ginnasio scolopio della città. Dall'anno accademico 1901-1902 venne chiamato nell'Istituto per la cattedra di Lingua e grammatica greca e latina, prima da incaricato fino ad arrivare all'ordinariato. Fu membro della Società Dantesca, curò il testo delle Epistole, delle Egloghe e della Quaestio de aqua et terra per l’edizione nazionale delle Opere di Dante del 1921, dandone efficaci traduzioni che ancora oggi si leggono con profitto e restano come versioni di riferimento.

Felice Tocco (Catanzaro 1845 - Firenze 1911) si formò all'Università di Napoli e conseguì il perfezionamento in filosofia a Bologna. Entrò nell'università come libero docente di Filosofia morale (a Bologna) e di Antropologia (a Roma). Il 1 marzo 1878 fu nominato docente di Storia della filosofia nell'Istituto di Studi fiorentino. Alla morte la sua raccolta di libri e opuscoli fu acquistata dall'Istituto, che nel 1947 entrò in possesso anche del suo archivio personale. Tocco fu definito dai contemporanei "il più filologo dei filosofi e il più filosofo dei filologi" (Adolfo Orvieto). Il suo interesse a Dante fu quindi da filosofo, poiché "se amò Platone, adorò Dante".

Enrico Rostagno (Saluzzo 1860 - Bari 1942), dopo essersi perfezionato all'Istituto sotto la guida di Domenico Comparetti e Girolamo Vitelli, divenne conservatore dei manoscritti antichi presso la Biblioteca Medicea Laurenziana negli anni della lunga direzione del più noto collega, e anche dantista, Guido Biagi. Fu incaricato e libero docente di Paleografia classica greca e latina all'Istituto a partire dal 1899-1900, fino alla trasformazione in Università. Rostagno diede il suo contributo all'edizione per il centenario di Dante del 1921 curando il testo critico del De Monarchia.

Accanto all’insegnamento dei docenti in organico all’Istituto, bisogna anche ricordare il contributo non secondario di studiosi fuori dell'accademia, ma assai ferrati in materia dantesca per erudizione e lunga opera di studi. Figura tipica di questo profilo fu Isidoro Del Lungo (Montevarchi [Arezzo] 1841 - Firenze 1927), che fornì importanti studi sulla vita di Dante e sul suo tempo. Del Lungo venne invitato a tenere tre conferenze presso l’Istituto nel maggio del 1891. Per questi meriti fu prima vicepresidente e poi presidente della neonata Società Dantesca Italiana di Firenze.