Dopo l'alluvione

Il chiostro della Facoltà di Architettura - Sede di Via Ricasoli, Fondo Giuseppe GoriIl preside Gori si mobilita prontamente per affrontare la tragica situazione del "dopo alluvione", attraverso una capillare ricognizione dei danni alle sedi, agli arredi e ai beni librari, documentata nella "Ricognizione dei danni subiti dalla Facoltà di Architettura", compilata otto giorni dopo l'alluvione. Un mese dopo la valutazione dei danni Gori, già proiettato verso la ricostruzione, chiede aiuto ad ambasciate, istituti di cultura e università per reintegrare il patrimonio librario perduto, come è attestato dal registro di protocollo della biblioteca tramite le lettere in arrivo ed in partenza. Giovanni Klaus Koenig, professore delegato, nella "Relazione sintetica dei danni subiti dalla Biblioteca della Facoltà di Architettura" del 1 aprile 1967, offre una ricognizione a posteriori non solo dei danni materiali, ma anche una descrizione quanto mai interessante delle fasi del salvataggio del patrimonio librario.

L'evento "alluvione" è l'occasione per ripensare alla situazione della Facoltà di architettura divisa in troppe sedi: ecco che Gori entra nel dibattito cittadino sulle prospettive future della Facoltà, in un articolo pubblicato sul quotidiano "La Nazione". "Evitiamo di accomodare i cocci rotti" afferma Gori e propone una nuova sistemazione per la Facoltà in un moderno polo universitario fuori dal centro storico. Il dibattito continua poi sulla rivista specializzata "Casabella", affrontando i problemi più rilevanti inerenti un nuovo piano per Firenze.

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