La pratica del duello lascia tracce nelle opere di narrativa, teatro e poesia di secondo Ottocento, con toni e con accenti ora tragici, ora elegiaci, ora umoristici. Passa dalla realtà contemporanea ai libri in prosa e in versi e al palcoscenico.
Mentre il prolifico narratore e drammaturgo Paulo Fambri, tra i massimi esperti di questioni cavalleresche, scrive tre novelle d’argomento duellistico (Novelle cavalleresche, 1888), il duello ispira testi della poesia umoristica in dialetto di Renato Fucini e di Trilussa e versi futuristi di Govoni, o compare come episodio, marginale o centrale, in molteplici opere narrative e teatrali: nel romanzo di Ippolito Nievo, in racconti di Edmondo De Amicis, e infine in novelle, romanzi e drammi di Verga, D'Annunzio e Pirandello.
Le pagine narrative e poetiche rispecchiano i cambiamenti in atto nell'istituto duellistico e nella sua percezione sociale: di riflesso ai mutamenti del costume, il duello è rappresentato ora come una pratica diffusa non più soltanto nell'aristocrazia o nell'ambiente militare, ma largamente anche nei ceti borghesi.
In più, venuto meno l'elemento coagulante dell'onore patriottico, anche lo sguardo del narratore o del poeta non è più univoco, ma può oscillare tra l'adesione sentimentale a questo antico rito d'onore e il suo polemico svuotamento di senso, la sua riduzione a vuoto formalismo, cogliendone la carica tragica o umoristica. Così questo elemento, di indubbio interesse per i lettori, assume volta volta molteplici significati legati alle diverse poetiche autoriali e al contesto della singola opera.