«Vorrei essere il primo a darti il bentornato. Ti felicito pel tuo coraggio e per la tua bravura. Ti aspetto a Cogne. Umberto».
Con questo telegramma Umberto I esprimeva la propria sovrana approvazione per l’abilità con la quale il nipote Vittorio Emanuele di Savoia-Aosta aveva battuto in duello Henri d’Orléans, reo di aver offeso l’onore dell’esercito italiano in una corrispondenza giornalistica dall’Etiopia.
Lo scontro era avvenuto il 15 agosto 1897. La ragione era da ricercarsi in quella ferita aperta per il Regno d’Italia che era stata la tragica sconfitta subita il 1° marzo 1896 ad Adua per mano dell’esercito del Negus Menelik II d’Etiopia.
Quella, infatti, fu la più grave disfatta militare fino ad allora subita in Africa da un esercito europeo. Gli accenni offensivi con cui Henri d’Orléans dipinse gli ufficiali prigionieri del Negus bruciarono moltissimo alla classe dirigente militare che in essi vide non solo una mancanza di rispetto nei confronti di gentiluomini, ma un’offesa a tutta la nazione italiana che non sapeva battersi. Si spiega così il telegramma del Re al nipote.
L'onore della nazione era più importante delle stesse leggi dello stato. Potrebbe, infatti, apparire una contraddizione che il Sovrano dal quale emanava la giustizia si complimentasse pubblicamente per l'esito di un duello, rituale punito dal codice Zanardelli. L'atteggiamento reale giustificava ampiamente la diffusione delle riparazioni d'onore e la loro di fatto unanime accettazione da parte della classe dirigente.
Sulla vicenda, inoltre, gravavano quelle tensioni nei rapporti bilaterali tra Italia e francia sorte in età crispina e ancora lontane dall’esser superate.
Il duello dei principi
In una corrispondenza da Addis Abeba pubblicata il 3 luglio 1897 su «Le Figaro», il principe Henri d’Orléans aveva avuto parole severissime per gli italiani e l’Italia in generale, riferendo poi di esser rimasto disgustato da un brindisi alla salute del Negus Menelik promosso dal generale Matteo Albertone, uno dei comandanti superstiti della disfatta di Adua e all’epoca del fatto (aprile 1897) ancora prigioniero.
Un francese non avrebbe mai bevuto in onore di Guglielmo di Germania. Alla lettera reagì in prima persona proprio Albertone inviando una replica pubblicata su alcuni giornali italiani (ad esempio, «La Tribuna» del 5 luglio 1897), in cui contestava «le asserzioni ingiuriose per gli ufficiali già prigionieri allo Scioa» a firma dell’Orléans. Contestualmente, il generale italiano chiese al ministero della Guerra di «essere esonerato dal servizio attivo» per «avere completa libertà d’azione», vale a dire per poter sfidare il principe francese a duello, pratica punita dal codice penale.
Fu a questo punto che si inserì prepotentemente nella vicenda Vittorio Emanuele di Savoia-Aosta, conte di Torino, che di sangue blu ne aveva altrettanto di Henri. Figlio di Amedeo di Savoia, ex Re di Spagna, nonché primo duca d’Aosta, il conte di Torino era nipote di Umberto I e, allora, quarto nella linea di successione al trono sabaudo. L’Orléans non poté rifiutarsi; così, il 15 agosto nel Bois des Maréchaux di Vaucresson nei dintorni di Parigi i due principi di stirpe reale incrociarono le lame in nome non di se stessi ma delle nazioni che rappresentavano.
Il combattimento fu serrato e terminò solo al quinto assalto quando, come scrisse «La Tribuna» del 17 agosto, «il conte di Torino menò all’Orléans un colpo al ventre al disopra dell’inguine, a destra». Una ferita non grave, ma sufficiente a dichiarare chiuso lo scontro a favore del principe sabaudo, con Henri che, ferito, gli tese la mano. I due, insomma, si erano comportati per come erano stati educati: da perfetti gentiluomini.
L’onore d’Italia era stato difeso con successo. Il conte di Torino per la sua prova non venne celebrato solamente dal Re, suo zio. In tutto il Paese, infatti, alla notizia dell’esito del duello in molte piazze e teatri della Penisola venne suonata la Marcia Reale, scandita dagli evviva per il nuovo eroe di stirpe sabauda che in quei giorni fu sommerso da una pioggia di telegrammi di felicitazioni «per aver valorosamente riaffermato – così il Sindaco di Roma – spada Savoja sempre pronta difendere onore italiano».
01. Il duello alla spada fra il conte di Torino e il principe Enrico d'Orléans, «La Tribuna Illustrata», V, 34, 22 agosto 1897 (collezione privata)
02. Il duello fra il conte di Torino e il principe Enrico d'Orléans, «La Tribuna Illustrata», V, 35, 29 agosto 1897 (Biblioteca di Storia moderna e contemporanea, Roma, http://digiteca.bsmc.it/#)
03-06. «L'Illustrazione Italiana», XXIV, 34, 22 agosto 1897 (Biblioteca di Storia moderna e contemporanea, Roma, http://digiteca.bsmc.it/#)