Principi di sangue

Umberto I, L'Illustrazione Italiana, XXVII, 31, 5 agosto 1900 (Digiteca della Biblioteca di Storia moderna e contemporanea, Roma)«Vorrei essere il primo a darti il bentornato. Ti felicito pel tuo coraggio e per la tua bravura. Ti aspetto a Cogne. Umberto».

Con questo telegramma Umberto I esprimeva la propria sovrana approvazione per l’abilità con la quale il nipote Vittorio Emanuele di Savoia-Aosta aveva battuto in duello Henri d’Orléans, reo di aver offeso l’onore dell’esercito italiano in una corrispondenza giornalistica dall’Etiopia.

Lo scontro era avvenuto il 15 agosto 1897. La ragione era da ricercarsi in quella ferita aperta per il Regno d’Italia che era stata la tragica sconfitta subita il 1° marzo 1896 ad Adua per mano dell’esercito del Negus Menelik II d’Etiopia.Menelik II, L'Illustrazione Italiana, XXII, 7, 17 febbraio 1895 (Digiteca della Biblioteca di Storia moderna e contemporanea, Roma) 

Quella, infatti, fu la più grave disfatta militare fino ad allora subita in Africa da un esercito europeo. Gli accenni offensivi con cui Henri d’Orléans dipinse gli ufficiali prigionieri del Negus bruciarono moltissimo alla classe dirigente militare che in essi vide non solo una mancanza di rispetto nei confronti di gentiluomini, ma un’offesa a tutta la nazione italiana che non sapeva battersi. Si spiega così il telegramma del Re al nipote.

L'onore della nazione era più importante delle stesse leggi dello stato. Potrebbe, infatti, apparire una contraddizione che il Sovrano dal quale emanava la giustizia si complimentasse pubblicamente per l'esito di un duello, rituale punito dal codice Zanardelli. L'atteggiamento reale giustificava ampiamente la diffusione delle riparazioni d'onore e la loro di fatto unanime accettazione da parte della classe dirigente.

Sulla vicenda, inoltre, gravavano quelle tensioni nei rapporti bilaterali tra Italia e francia sorte in età crispina e ancora lontane dall’esser superate.