As contribuições de Grandjean de Montigny para a construção do Neoclassicismo no Brasil: arquitectura e urbanística no Oitocentos
André Guilherme Dornelles Dangelo e Vanessa Borges Brasileiro
Lo studio di una tradizione di architettura accademica in Brasile non può essere svolto senza una analisi di due aspetti fondamentali: l’insediamento della corte portoghese nel 1808, e l’arrivo della cosiddetta “missione artistica francese” nel 1816, che porta in Brasile l’architetto Auguste Henri Victor Grandjean de Montigny, formatosi negli gli anni delle utopie e delle realizzazioni urbanistiche del periodo della rivoluzione francese e del primo Impero, e strettamente legato al linguaggio rinascimentale italiano e soprattutto fiorentino e toscano. La sua presenza a Rio de Janeiro mostra non solo la visione contrastante tra architettura e urbanistica portoghesi e francesi, ma soprattutto come Grandjean de Montigny sia stato responsabile dell’introduzione di un'educazione accademica di grande austerità formale e compositiva, legata ai principi di rigore e ordine dell'architettura neoclassica. Con una serie di progetti architettonici e urbanistici, Grandjean de Montigny è il responsabile della formazione e sviluppo di un nuovo processo culturale nella produzione dell'architettura brasiliana. In questo senso, questo contributo propone una sintesi del contesto culturale a Rio de Janeiro all'arrivo di Grandjean de Montigny, analizzandone le prestazioni come docente, architetto e urbanista, ma soprattutto affrontando il cambio dei paradigmi del fare e del pensare architettura in un una società culturalmente conservatrice come il Brasile dell'inizio del XIX secolo.
Il significato dell’arrivo di Grandjean de Montigny per l’urbanistica e l’architettura brasiliane.
Al suo arrivo da Parigi nel 1816, Grandjean de Montigny trovava una Rio de Janeiro che, nonostante il rango di capitale dal 1763, viveva ancora nella precarietà. L’urbanistica spontanea rifletteva una cultura ancora legata all’età tridentina, che sorprese lo stesso re Giovanni VI, arrivato nel 1808 da una Lisbona recentemente ricostruita secondo i piani dell’ingegnere e architetto Eugenio dos Santos basati sui più moderni principi dell’urbanistica francese
L’immagine dei “barbari tropici” doveva essere ribaltata con la chiamata della “Missão Artística Francesa”, organizzata da Joachim Lebreton (1760-1819), già segretario dell’École des Beaux-Arts di Parigi. La speranza di una profonda trasformazione nella cultura architettonica e urbanistica, e di un rinnovamento profondo dell’immagine della capitale, veniva riposta su Grandjean de Montigny e la fondazione della Accademia di Belle Arti.
Il tentativo ufficiale era quello non solo di gettare le basi del razionalismo illuminista, ma di innestare una cultura accademica di stampo neoclassico, in grado di coniugare canoni estetici e esigenze funzionali. La storiografia modernista ha analizzato l’operato di Grandjean e della missione artistica francese minimizzandone l’apporto, in relazione alla necessità di costruire un nuovo progetto di architettura nazionale. E’ solo dagli anni ’90 del ’900 che si assiste a una rivisitazione del tema dei valori che compongono l’identità culturale brasiliana. In questo panorama, gli edifici costruiti da Grandjean de Montigny a Rio sono però andati in buona parte distrutti, come la Escola Nacional de Belas Artes, una delle sue opere più importanti. Oggi restano unicamente l’edificio della Dogana (“Praça do Comércio”, oggi Casa França-Brasil); il portico dell’antica Real Academia de Belas Artes, trasferito nel giardino botanico, e la residenza privata dell’architetto a Gávea.
La risposta di Grandjean de Montigny al caos urbano e architettonico di Rio de Janeiro è evidente nel progetto per la Praça do Comércio, edificio-emblema dei valori del neoclassicismo nel disordine della città coloniale. Il progetto è “resultante diretamente das leis da natureza e da razão, aqui entendida como algo exclusivamente formal”[1].
Grandjean dovette adattarsi alle misure più contenute, ai materiali più semplici, e alle capacità tecniche locali, cercando di mantenere il rimando alle antiche basiliche romane, edifici che tipologicamente avevano svolto le stesse funzioni pubbliche e di incontro sociale.
La stessa attitudine progettuale di impianto illuminista e neoclassico si ritrova nei progetti di Grandjean per la riforma urbanistica della città, dove ricorre ai canoni della tradizione francese di piazze regolari e assi prospettici su monumenti[2].
Nell’ambizioso “Plan d’une Portion de la Ville de Rio de Janeiro pour l’Intelligente de la Nouvelle Disposition du Palais Imperial et de ses Diverses Accessoires par Grandjean Architecte”, propone di organizzare lo spazio della piazza e dell’antico palazzo dei Vicere con fini ben più vasti, in grado di determinare in una soluzione complessa e ampia l’asse di comunicazione tra il palazzo di São Cristóvão (residenza del sovrano) e il Palácio do Governo (Palácio de Despachos).
Un ulteriore progetto di Grandjean riguardava la trasformazione dell’antico Campo de Santana in un grande spazio aperto per celebrazioni civiche e patriottiche. Anche qui, la proposta ignorava l’antico tracciato della città, creando con nuovi edifici a tre piani un effetto di razionalizzazione d’insieme. Su uno degli assi è impostato il palazzo del Senato, che avrebbe dovuto dominare l’intera piazza. L’insieme rimanda alla Praça do Comércio di Lisbona.
Grandjean de Montigny e o ensino acadêmico: proporção, rigor e ordem na invenção de uma nova tradição para a cultura arquitetônica no Brasil.
Il maggior legato di Grandjean de Montigny è sicuramente il suo ruolo di docente e direttore della Real Academia de Belas Artes. La sua relazione con l’Accademia è marcata dalla progettazione della sua sede, poi costruita con semplificazioni[3], ma mantenendo il simbolismo e i riferimenti al classicismo, vero manifesto dell’architettura neoclassica brasiliana. Grandjean insegnò ogni aspetto della disciplina, utilizzando i trattati francesi del tempo (soprattutto Durand), gettando la base per i nuovi valori del linguaggio accademico classicista in Brasile. Forse senza Grandjean de Montigny e la creazione della Real Academia de Belas Artes il processo di sviluppo dell’architettura brasiliana non non avrebbe avuto gli esiti qualititativi che conosciamo.