Riguardo al nome del committente del palazzo – Cosimo e non Giovanni – e alla costruzione della Loggia Rucellai, Grandjean e Famin seguono le informazioni riportate da Vasari Le Vite, III, 1568, p. 286 («A Cosimo Rucellai [Leon Battista Alberti] fece similmente il disegno del palazzo che egli fece nella strada che si chiama la Vigna, e quello della loggia che gl'è dirimpetto»).
L’indicazione sull’utilizzo della pietra forte, a cui Grandjean e Famin dedicano anche una nota a corredo della descrizione, si basa su Le bellezze della città di Firenze di Francesco Bocchi e Giovanni Cinelli («Nella strada detta la Vigna sono due molto vaghi edifizi: l’uno sì è La loggia Rucellai di Pietra forte d’ordine Corinto fatta col disegno di Lion Batista Alberti, fabbrica in vero acconcianiente disposta: l’altro è il Palagetto d’ordine Toscano pur di pietra forte della stessa famiglia, quel palagio ancorché di maniera antica, considerato tutto insieme è molto bene accordato, e fa vaga mostra», Bocchi, Cinelli 1677, p. 235; ripreso da Follini, Rastrelli 1781, VII, p. 235).
Come in numerose altre occasioni, Grandjean e Famin – pur in un disegno assai fedele al reale sviluppo della facciata, frutto di un rilievo originale – omettono o modificano alcuni elementi che probabilmente avrebbero disturbato la regolarità dell’impaginato; in questo caso non sono riportate le piccole aperture poco sopra la panca di via, e, pur citando esattamente il numero dei filari di ogni registro, la disposizione dei conci è regolarizzata e semplificata. Disegnando semplici linee rette si segnala inoltre chiaramente al lettore l’aspetto del prezioso rivestimento lapideo liscio e non bugnato della facciata, che differisce dalle facciate dei più importanti coevi palazzi fiorentini. È riportato correttamente il disegno decorativo dei due fregi che scandiscono la partitura della facciata, e l’opus reticolatum nel basamento.