Palazzo Bartolini Salimbeni, Firenze (LXIII-LXIV)

Lorenzo Mingardi Palazzo Bartolini Salimbeni

Primogenito di una delle più ricche famiglie del tempo, Giovanni Bartolini commissiona la costruzione del palazzo a Baccio d’Agnolo tra il 1520 e il 1523; il nome dell’architetto, le date e le preesistenze demolite per la costruzione dell’edificio sono attestate nel Libro della Muraglia di Giovanni di Bartolomeo Bartolini.
Nell’edizione giuntina Vasari ci informa delle polemiche che da subito investono la realizzazione del palazzo: in particolare Baccio d’Agnolo è accusato dai suoi contemporanei di aver adottato in facciata degli elementi estremamente “rivoluzionari” per la Firenze dell’epoca, come finestre sormontate da timpani e nicchie («Fu il primo edifizio, quel palazzo, che fusse fatto con ornamento di finestre quadre con frontispizii e con porta, le cui colonne reggessino architrave, fregio e cornice, furono queste cose tanto biasimate dai Fiorentini con parole, con sonetti e con appiccarvi filze di frasche, come si fa alle chiese per le feste, dicendosi che aveva più forma di facciata di tempio che di palazzo, che Baccio fu per uscir di cervello: tuttavia, sapendo egli che aveva imitato il buono e che l'opera stava bene, se ne passò», Vasari 1568, IV, p. 611).
Ancora di proprietà della famiglia Bartolini, negli anni ’40 dell’Ottocento il palazzo subisce alcune modifiche ad opera dell’ingegnere e architetto Giuseppe Martelli che restaura parte della facciata per destinare l’edificio ad albergo (Bartolini Salimbeni 1978, p. 18). La conformazione originaria del fronte viene ripristinata dal restauro di Piero Sanpaolesi nel 1961 (Bartolini Salimbeni 1978; Lingohr 1997).