XII. Coupe de la Chapelle des Pazzi. Détails du portique extérieur de la Chapelle des Pazzi à Florence

 

Pl. 12. Coupe de la Chapelle des Pazzi. Détails du portique extérieur de la Chapelle des Pazzi à FlorenceLa tavola comprende la sezione longitudinale, con scala metrica e minime misure d’altezza, e il disegno, con accurate misure, di dettagli decorativi del portico.

La sezione, che risulta in alcune parti schematica e imprecisa, è condotta nel centro della cappella a intercettare la successione delle tre cupole, quella del portico emisferica, quella del vano principale a creste e vele, quella della scarsella emisferica.
Nel vano principale le lesene corinzie in pietra serena, scanalate e rudentate, dettaglio trascurato da Grandjean e Famin, si impostano al di sopra della panca capitolare, di fatto basamento che le innalza al livello della scarsella. Le lesene e la soprastante trabeazione simile a quella del portico scandiscono l’ambiente intonacato sulle cui pareti laterali ricorre, con profili in pietra, il disegno dell’arco di accesso alla scarsella e delle finestre della fronte d’ingresso. In asse con queste si trovano tondi in terracotta invetriata, attribuiti a Luca della Robbia, raffiguranti i dodici apostoli, che Grandjean e Famin riportano senza delineare i bassorilievi. L’arco che genera le volte a botte laterali cassettonate nel rilievo perde la giusta rilevanza essendo la cornice in pietra disegnata molto sottile e priva di modanature. Da tale arco partono i pennacchi della cupola a creste e vele, decorati da quattro tondi con gli Evangelisti, attribuiti ad Andrea della Robbia, assenti nella tavola di Grandjean e Famin.

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La cupola a creste e vele viene penalizzata nello slancio verticale, il profilo è ridotto da un leggero sesto acuto ad un sesto ribassato. Non sono riportati gli occhi che scandiscono le vele e, come già notato nel prospetto, manca il finto tamburo e la copertura a tronco di cono che è separata dalla cupola da una intercapedine e conclusa dalla lanterna.
Grandjean e Famin propongono, come già nel prospetto, una copertura a calotta senza alcuna specifica del trattamento dell’estradosso.
Nella scarsella viene indicata la porta di comunicazione con il convento, poi occlusa nel corso dell’Ottocento. L’altare ha forma diversa da quello esistente e non vengono sezionate le due finestre, una archivoltata nel registro inferiore e una ad oculo in quello superiore, che attraverso vetri istoriati illuminano il piccolo ambiente attingendo luce da un retrostante cortile. La volta, che ospita un affresco che riproduce il cielo di Firenze il 4 luglio 1442, risulta disegnata in modo molto schematico e difforme: alla piccola cupola si assegna un profilo a sesto ribassato mentre in realtà presenta un profilo a tutto sesto; sono tralasciate le modanature che sottolineano gli archi sui quali imposta e le conchiglie che ne decorano gli spicchi. Diversa attenzione è dedicata alla cupola del portico della quale si disegna il rivestimento in terracotta policroma ma si altera il disegno a conchiglie dei pennacchi.
I dettagli decorativi presenti nella parte inferiore della tavola si concentrano sul portico della cappella con una soluzione grafica che accosta e compone parti diverse della fronte. Al centro è disegnata la decorazione a formelle policrome di terracotta invetriata dell’intradosso della cupola centrale; a destra è riportata, con accurate quotature, la trabeazione che poggia sulle colonne corinzie e la parte terminale delle colonne con il capitello; a sinistra si disegna e si quota l’attico, con le coppie di lesene corinzie scanalate e rudentate e la trabeazione che le sormonta, riccamente decorata nel coronamento con un motivo a frecce e ovoli nella cornice, una strigilatura nel fregio e fasce sovrapposte a costituire l’architrave.
Nel testo si fa riferimento ai quattro bassorilievi con gli evangelisti, assenti nella sezione, che gli autori attribuiscono, sulla scorta delle guide del tempo, a Luca della Robbia del quale si ricorda il merito dell’invenzione della terracotta invetriata, genere decorativo giudicato poco costoso ma di grande effetto. Attribuiscono le altre sculture a Donatello, forse per affinità con la Sacrestia Vecchia, ma non risulta che l’artista sia mai intervenuto nella cappella.