Cappella Pazzi a S. Croce, Firenze (XI-XIII)

Stefania Salomone

La costruzione della cappella viene commissionata dalla famiglia Pazzi. Dopo l’incendio che nel 1423 aveva distrutto parte del convento di Santa Croce, Andrea Pazzi si impegna nel 1429 a costruire a sue spese una cappella con duplice funzione di sala capitolare per i frati e di cappella di famiglia. Il progetto è tradizionalmente attribuito a Filippo Brunelleschi anche se, in assenza di prove documentarie e in presenza di affinità ma anche di evidenti differenze con le sue opere, sono state avanzate varie ipotesi sulle parti attribuibili a un disegno brunelleschiano e quelle più tarde. Il dibattito ha riguardato in particolare il probabile intervento di altri artisti nel portico e nelle parti superiori della cappella (Sanpaolesi 1962, pp. 70-82; Saalman 1993, pp. 210-285; Bruschi 2006 pp. 123-127 e altri) e si è spinto fino a negare il ruolo di Brunelleschi nella progettazione (Trachtenberg 1996 e 1997).

La cappella nasce in uno spazio condizionato dalle preesistenze ed è realizzata in un arco di tempo assai lungo: il coinvolgimento di Brunelleschi viene datato al 1429 circa ma la realizzazione non inizia prima del 1442 (Saalman 1993, pp. 210-285). Il committente, Andrea Pazzi, muore nel 1445 lasciando una consistente somma per il completamento della cappella e un anno dopo muore anche Brunelleschi. Nel 1478, la famiglia Pazzi subisce condanne e confische per aver partecipato alla congiura antimedicea e la cappella rimane incompiuta nella parte superiore della fronte, dove si colloca una tettoia lignea a proteggere il portico, dapprima provvisoria poi stabile.

La pianta della cappella si compone di un ambiente principale e di uno più piccolo (scarsella), entrambi coperti a cupola. Rispetto alla Sacrestia Vecchia di San Lorenzo, alla quale la cappella per vari aspetti rimanda, lo spazio principale è rettangolare per l’aggiunta di due zone laterali coperte con volta a botte, a creare un ambiente più adeguato ad una sala capitolare.

È preceduta da un portico a cinque fornici, coperto con volte a botte laterali e cupolina centrale in asse con l’ingresso, soluzione inconsueta a Firenze nella prima metà del Quattrocento. Il portico, oggetto di dibattito sull’attribuzione nonché di numerose ipotesi, anche grafiche, di possibile completamento nella parte superiore (Grandjean, Famin; Marcucci 1878), appartiene alla fase più tarda della realizzazione della cappella e si può datare al sesto decennio del Quattrocento (Laschi, Roselli, Rossi 1962).

Studi e rilievi sono stati condotti per definire i rapporti proporzionali tra le parti che compongono l’edificio, che si vuole basato sul modulo di venti braccia fiorentine, tuttavia anche queste ipotesi sono state recentemente messe in discussione da ulteriori misurazioni (Trachtenberg 1996).

Numerosi sono i restauri: nel 1886, con sostituzione della lanterna, nel 1889 quando vengono sostituiti vari elementi decorativi, tre intere colonne del portico e la parte inferiore di altre; nel 1940-43 e nel 1961-67 con demolizione di corpi adiacenti.

Le tavole di Grandjean e Famin, che danno una lettura per alcuni aspetti diversa dal reale, possono essere utilmente confrontate con il rilievo molto accurato disegnato da Alessandro Chiari e inciso da Giuseppe Bramati pochi anni dopo (Chiari, Bramati 1851, tav. 10).