L’ultima tavola che Grandjean e Famin dedicano alla cappella è di particolare interesse, sia per l’originalità dell’inquadratura, sia perché pone la cappella in relazione all’intorno e all’alta parete della chiesa che la sovrasta. Ma l’interesse è soprattutto documentario: la fronte della cappella è vista dall’arcata del corpo di fabbrica che ospitava le cappelle Guidalotti-Mellini, demolito intorno al 1870, corpo di fabbrica che divideva il chiostro davanti la cappella Pazzi da un piccolo cortile (“parvum claustrum”) cui si accedeva dalla pubblica via (Saalman 1993, pp. 210-285). Il braccio di chiostro e le cappelle Guidalotti-Mellini vennero demoliti per consentire la vista della fronte dalla piazza e dunque il disegno di Grandjean e Famin costituisce una importante testimonianza dell’assetto prima della creazione del grande spazio antistante la cappella, che ne ha completamente modificato la percezione. Come sottolineano i due rilevatori era molto pittoresco il contrasto tra le eleganti proporzioni della cappella e l’antico chiostro.
Da segnalare che in questo caso viene correttamente disegnato il tetto su cavalletti lignei e gli oculi del tamburo e nel testo Grandjean e Famin annotano che la facciata del portico è incompiuta.