V. Coupe de la cour du Palais Pitti

 

Pl.   5. Coupe de la cour du Palais PittiLa quinta tavola presenta una sezione sul cortile ammannatiano, con rappresentazione della contro-facciata di ingresso del cortile di palazzo Pitti. Anche in questo caso è chiaramente riconoscibile la fonte iconografica nell’incisione di Ferdinando Ruggieri del 1728 (Ruggieri 1728, tav. 6) con alcune differenze, come l’omissione delle porte e finestre al livello terreno che rendono più esplicita la presenza dei porticati terreni lungo i tre lati del cortile (come del resto era già stato sottolineato nel testo di commento alla prima tavola).

Anche in questa tavola vengono riportate delle quote numeriche laterali, con una duplice finalità: esplicitare l’altezza dei tre piani voltati delle ali perpendicolari del cortile e sottolineare le dimensioni dei tre ordini sovrapposti del prospetto; uno specifico riferimento al sistema degli ordini è inoltre aggiunto nel testo, dove viene aspramente criticato il costrutto ammannatiano della colonna racchiusa entro il bugnato rustico: “Cet exemple, trop souvent imité, devroit être à jamais rejeté comme contraire au bon sens, et encore plus à celle noble simplicité qu’on doit rechercher dans l’emploi des colonnes”. Con queste parole si mette l’accento sull’attributo di ‘nobile semplicità’ che era stato precedentemente associato – in termini elogiativi – alla quattrocentesca architettura brunelleschiana (cfr. testo pl. II).

Infine, un rimando all’architettura del palais du Luxembourg a Parigi mette in luce i legami con l’originaria committenza medicea e, soprattutto, il valore di modello conferito al complesso di Pitti. Una annotazione simile compare infatti in un disegno del cortile ammannatiano dell’architetto Pierre Adrien Pâris, che aveva visitato Firenze nei primi anni ’70 del Settecento (Calafati 2015, p. 97), mentre un lungo commento di confronto fra i due palazzi compare nella guida di Jérôme de Lalande del 1769 (Lalande 1769, XII, pp. 266-267).